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La viola gialla
"La viola gialla"
Fonti musicali nella Biblioteca Universitaria di Pavia


Catalogo della mostra tenutasi a Pavia
Salone Teresiano della Biblioteca Universitaria,
21 giugno–15 settembre 2007,
a cura di Mariateresa Dellaborra e Alessandro Peroni,
Pavia-Como, Ibis, 2008
ISBN 978-88-7164-285-7


La mostra «La viola gialla»: fonti musicali nella Biblioteca Universitaria di Pavia è stata allestita nell’estate 2007 presso il Salone Teresiano della stessa biblioteca in occasione della prima edizione pavese della Festa Europea della Musica. Nata in Francia nel 1982 per iniziativa dell’allora Ministro della Cultura Jack Lang, la Festa Europea della Musica è l’evento che, il 21 giugno di ogni anno, celebra l’arrivo dell’estate in molte città d’Europa, regalando centinaia di concerti di ogni genere musicale. In Italia, come ogni anno, il Ministero per i Beni e le Attività culturali promuove, in occasione di questa Festa, l’iniziativa «MusicArte», che punta a valorizzare il patrimonio storico artistico e ambientale locale, attraverso eventi e concerti che si svolgono in luoghi di raro accesso e solitamente non destinati alla fruizione musicale. Accogliendo gli scopi generali della manifestazione, nel 2007 la Biblioteca Universitaria di Pavia ha portato per la prima volta l’evento nella città lombarda, organizzando una mostra e un’intera giornata di concerti.
Nell’allestimento della mostra non c’è stato che l’imbarazzo della scelta, vista la grande quantità di materiale eterogeneo conservato presso la Biblioteca Universitaria: dai messali e antifonari romani databili a partire dal XIII secolo, ai codici; dalle preziose miniature con raffigurazioni di strumenti, alle raccolte di composizioni sacre e profane di ars nova italiana e francese; dagli album musicali che racchiudono inconsueti repertori strumentali e vocali da camera del 1500 e del 1600, ai trattati settecenteschi. In realtà, quello custodito nella Biblioteca Universitaria di Pavia può essere considerato un autentico tesoro musicale non riconducibile a un corpus omogeneo e compatto, ma disseminato all’interno di varie collezioni, talora ‘mimetizzato’ in volumi miscellanei, tal’altra quasi nascosto in preziosi codici.
La mostra è stata l’occasione per presentarne almeno una parte, suddivisa in tipologie ben precise. Due sono state le linee-guida dell’esposizione: privilegiare l’eterogeneità dei generi e dei materiali per offrire il ventaglio più ampio possibile di forme documentali relative ai più disparati ambiti teorici e pratici della musica, evidenziandone rilevanza e significato culturale; esaltare l’unicità dei manoscritti, la singolarità di alcuni documenti e la pregnanza musicologica di altri. Molto è stato escluso: dalle locandine di opere e concerti dei teatri pavesi, agli atti delle Accademie filarmoniche, fonti preziosissime che potranno costituire oggetto di future mostre.
Il catalogo, predisposto in un tempo successivo alla mostra, non ne ripropone fedelmente la suddivisione originaria in teche, ma piuttosto ripartisce il materiale per argomenti al fine di favorire l’approfondimento teorico delle diverse tematiche.
Si parte, dunque, dalla descrizione di preziose miniature medievali che rappresentano David (il re «umile salmista», come lo definì Dante) virtuoso maneggiatore degli strumenti più disparati, elemento iconografico ricorrente nei più antichi Antifonari, Graduali, Salteri e Missali che tramandano il canto gregoriano nelle sue diverse liturgie. Seguono alcune legature di libri antichi realizzate riutilizzando pergamena o materiale cartaceo musicale antecedente: tre volumi antichi (XIV-XVI secolo) di argomento eterogeneo presentano infatti come coperte pregiati esemplari di repertorio gregoriano estrapolati da Graduali e Antifonari.
Un omaggio all’ars nova francese e italiana è rappresentato da due manoscritti Aldini già noti agli studiosi medievalisti. Sillogi composite di teoria e di pratica, i due volumetti danno un apporto significativo (se non addirittura determinante, vista l’esiguità della documentazione coeva) alla conoscenza del repertorio polifonico tra il 1300 e il 1470.
Specchio di una prassi esecutiva amatoriale diffusasi dal Rinascimento al primo Barocco sono invece alcuni volumetti miscellanei dei secoli XVII-XVIII: un album manoscritto, probabilmente di origine tedesca, presenta alcuni esempi di intavolatura per chitarra spagnola, presumibilmente databili alla prima metà del XVIII secolo; due rari e curiosi esemplari a stampa, usciti dai tipi pavesi di Giovanni Battista de Rossi (1625) e di Giovanni Andrea Magri (1659), confermano poi la diffusione di questo stesso repertorio anche presso il vasto pubblico.
Non poteva mancare un tributo all’imponente e tuttora poco conosciuto repertorio di cantate da camera con basso continuo o con strumenti: due manoscritti miscellanei, ascrivibili al XVIII secolo, apportano un valido aiuto allo studio di questo interessantissimo genere, cui hanno contribuito, tra gli altri, musicisti quali Giovanni Bononcini, Alessandro Scarlatti, Francesco Gasparini, le cui opere figurano in queste raccolte. Alcuni unica, tra cui la Cantata sopra la viola gialla, che dà il titolo alla mostra, composta dal castrato Francesco Pistocchi detto «Pistocchino», rendono ancor più pregevole questo materiale.
La mostra ha poi ospitato diverse testimonianze bibliografiche di trattatistica musicale nelle sue diverse branche: dalla teoria alla composizione, dalla storia della musica all’arte del danzare, dalla storia del teatro ai più complessi problemi di fisica acustica. L’excursus cronologico abbraccia più di due secoli: dal 1558, anno di edizione delle Istitutioni armoniche di Gioseffo Zarlino, caposaldo della trattatistica rinascimentale, a Le rivoluzioni del teatro musicale italiano di Stefano Arteaga (1788) passando per la Storia della musica di padre Martini, al Dubbio di Antonio Eximeno, senza trascurare gli studi sul canto sacro di Martin Gerbert o le complesse dissertazioni di matematica applicata alla musica di Giovenale Sacchi o di Giovanni Battista Dall’Oglio. Si è poi dedicata attenzione particolare anche alla trattatistica francese del XVIII secolo, con alcune prime edizioni dei fondamentali testi di Rameau, d’Alembert e Rousseau, accanto a trattati adespoti, autentici unica. Infine sono stati infatti esposti alcuni pregevoli esemplari di libretti settecenteschi, nonché L’amor dei popoli, cantata ottocentesca finora sconosciuta dedicata a Napoleone.
Un corredo iconografico di particolare interesse e alcune appendici di approfondimento di carattere eminentemente ‘scientifico’ completano questo catalogo, che testimonia l’importanza del corpus musicale esposto. Tale rilevanza non consiste solo nella presenza di manoscritti – e dunque di unica – e di versioni di testi attualmente non reperibili in altre biblioteche o archivi, ma anche nell’esistenza, accanto ai testi più noti e fondamentali della storia musicale, di stampe ‘speciali’ e rare non attestate altrove. Al di là dell’interesse puramente bibliografico, la presenza nelle raccolte manoscritte di arie e cantate inedite e mai registrate su disco offre altresì lo spunto per ipotizzare un’attività interpretativa futura all’insegna delle fonti pavesi.

I curatori della mostra
Mariateresa Dellaborra
Alessandro Peroni




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